Cerimoniere, cerimoniante, celebrante, officiante, in questi anni mi sono sentita chiamare in tutti i modi possibili e immaginabili. Mi rendo conto che si tratta di una professione nuova in Italia e, per dirtela tutta, anche piuttosto osteggiata. Del resto chi sono questi personaggi che, come me, si permettono di offrire a coppie di futuri sposi non credenti un’alternativa altrettanto romantica e solenne della cerimonia in chiesa (senza la noia del rito religioso?).
Roba da fare scandalo! E si sa, quando un lavoro è avvolto da quest’aura di diffidenza, spesso non si fanno sufficienti sforzi per capirlo. La colpa però è un po’ nostra, che non facciamo spesso altrettanti sforzi per farci capire. Quindi oggi verrò in tuo soccorso per aiutarti a fare chiarezza in questi termini. In questo modo ti darò un notevole vantaggio, perché anche molti operatori del settore sono incapaci di utilizzare la terminologia corretta.
Cerimoniere
È un termine corretto in italiano, ma ha nel nostro settore un’accezione diversa. Il cerimoniere ha compiti diversi e non si occupa di celebrare la cerimonia. Te ne avevo già parlato in questo articolo, quindi non mi dilungherò molto, ma si tratta di qualcuno che si occupa del cerimoniale di corte e non della cerimonia. Nel campo dei matrimoni potrebbe occuparsi di assistenza all’officiante o di accogliere gli ospiti.
Cerimoniante
Ho sentito molte volte questo termine, ma non esiste sul vocabolario. È un’invenzione di alcune coppie inesperte, un termine dialettale che non dovrebbe trovare posto tra i nomi dei tuoi fornitori per il tuo matrimonio. Del resto cerimoniare significa fare cerimonie, nel senso di fare complimenti, quindi al massimo sarebbe un termine dispregiativo, che non è appropriato.
Celebrante
Questo è un termine corretto, il più usato e quello più neutro e adeguato ad ogni tipo di rito nuziale: cerimonia civile, cerimonia simbolica, cerimonia laico-umanista. È un termine che prevede una preparazione professionale, ma che spesso viene utilizzato a sproposito, da attori che interpretano finti sindaci e finti preti. Ci tengo a precisare che non ho niente a che spartire con simili soggetti, se mai ne avessi avuto il dubbio.
Officiante
Anche questo è un termine corretto, che ha due significati. Nel gergo tecnico della mia professione, si usa spesso per definire un celebrante dilettante. Per esempio un amico degli sposi che viene scelto per guidare la cerimonia. Non ha un valore dispregiativo, è semplicemente un modo per distinguerlo dal celebrante professionista. Questa è però un’interpretazione da addetti ai lavori, ben lontana dall’uso che ne fanno sposi e invitati.
Infatti questo termine spesso si associa ad una versione più spirituale della cerimonia. Attenzione, spirituale non significa religioso. Il matrimonio se è sentito profondamente è sempre un’esperienza spirituale, di unione e di condivisione. Anche quando non è consacrato a nessuna divinità. Non a caso si usano anche i sinonimi di sacerdote laico o sacerdotessa laica. Sono di uso comune anche se impropri. Un altro termine simile, che viene usato spesso negli ambienti vicini agli Stati Uniti è quello di cappellano laico. Infatti in alcune comunità (nelle carceri, nelle scuole, negli ospedali) ci sono delle persone che portano conforto e consiglio a chi è ateo.
Nel nostro paese una simile professione è spesso considerata stravagante e addirittura disdicevole, ma se ci pensi non c’è niente di strano. Perché una persona non credente dovrebbe rinunciare al conforto, alla riflessione, alla meditazione e, nel nostro caso, a celebrare degnamente un traguardo come il matrimonio?
Spero di averti chiarito un po’ le idee.
A me piace farmi chiamare celebrante, è il termine che mi hanno insegnato durante i miei studi e la mia preparazione per svolgere questo ruolo, e per me è la parola che sintetizza meglio il mio lavoro. Aiutare gli sposi e le loro famiglie a celebrare l’amore.
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A presto
Claudia