Quasi tutte le spose sognano di fare un’entrata trionfale alla loro cerimonia nuziale. Nella mia carriera di celebrante ne ho conosciute tante, di ogni nazionalità, carattere ed età. E, ciascuna di loro aveva un’idea specifica di come avrebbe voluto il suo ingresso alla cerimonia nuziale.
A ogni sposa la sua entrata: c’è chi immagina un ingresso classico al braccio del papà, chi sogna di essere accompagnata da paggetti, damine o damigelle adulte come nella tradizione americana, oppure c’è chi ha scelto di entrare da sola avvolta in un’aura di poesia, chi desidera arrivare in carrozza, oppure fare un ingresso a cavallo, o insieme al suo cane, o in motocicletta. Mi è capitata anche una sposa che desiderava arrivare in elicottero alla sua cerimonia.
In tutti questi casi, però, l’immaginazione della protagonista si ferma all’ingresso. La sposa ha in mente molto chiaramente come vuole arrivare, però non ha alcuna idea di cosa succederà dopo.
Forse questo capita anche a te. Facciamo finta che tu abbia optato per un ingresso sposa a cavallo. Molte delle mie spose fanno equitazione, quindi è un desiderio che mi è capitato di ascoltare molto spesso.
Magari anche tu hai fantasticato sin da quando eri bambina su quel momento speciale in cui farai il tuo ingresso alla cerimonia nuziale, in sella al tuo amico di sempre, accarezzata dagli sguardi ammirati di tutti invitati e dallo sguardo innamorato del tuo futuro marito.
Ma non sai cosa succede dopo.
E magari ti sembra che le due cose non siano strettamente collegate, perché pensi che la cerimonia funzioni autonomamente. Di solito questo tipo di idee sono formulate così:
“Beh, ma io che ne so di come funziona una cerimonia? Non mi sono mai sposata!”
“Io entro e basta, a quello che succede dopo non devo pensarci io”
“Ma il sindaco/il mio amico che deve celebrare saprà cosa fare, no?”
Ecco… no.
Purtroppo non funziona così.
Il concetto di “cerimonia che funziona da sola” deriva dalle cerimonie ecclesiastiche, in cui effettivamente il rito nuziale è immodificabile. È sempre quello da sempre. Certo, si è evoluto un po’ nel tempo, ma in sostanza è una cerimonia chiusa dove non si possono fare modifiche.
L’ingresso è staccato dalla cerimonia semplicemente perché l’autonomia decisionale della coppia si ferma lì. Gli sposi non hanno voce in capitolo sulla cerimonia (e nemmeno responsabilità, anche se su questo bisognerebbe aprire un capitolo a parte).
La sposa arriva e la sua possibilità di decidere come sarà il suo matrimonio è finita lì. Poi tutto passa al sacerdote che officia un rito uguale a quello di tutte le altre coppie che hanno scelto la cerimonia in chiesa.
Nel tuo caso, la situazione è totalmente diversa. È, contemporaneamente una buona e una cattiva notizia. Certamente puoi personalizzare il rito al 100%, ma parti da zero.
Quando si sceglie un matrimonio civile o simbolico le cose cambiano perché una coppia che fa questa scelta non convenzionale, parte svantaggiata in quanto si trova all’inizio della preparazione a NON avere una cerimonia. Zero, nada, niet.
Il rito è una tela bianca, ma per chi non sa dipingere una tela bianca è un incubo, perché si rischia di fare uno sgorbio.
Con il matrimonio in chiesa ti basta scegliere la location e sei a cavallo.
Decidi che ti vuoi sposare nella parrocchia Taldeitali (ammettiamo che ti concedano di fare l’ingresso sposa a cavallo, anche se è improbabile, conoscendo i parroci).
Tu paghi l’offerta, e hai in automatico:
- il sacerdote,
- il testo della cerimonia (che è sempre quello, la solita messa),
- le indicazioni su come devi disporre i fiori (con tutte le limitazioni del caso su tipo, numero e dimensioni),
- le indicazioni su come devi scegliere la musica (di solito con un elenco di brani a cui devi obbligatoriamente attenerti),
- gli arredi già scelti e disposti (altare, leggio, banchi e sedie già di proprietà della chiesa).
Quindi hai già tutto il pacchetto completo.
Quando invece fai una cerimonia civile o simbolica, non esiste niente di tutto ciò. Tu hai scelto la location, ma non hai NIENTE. Al massimo, se la location è casa comunale, hai la disponibilità del sindaco o di un suo delegato per venire a leggere quei 3 minuti scarsi del rito civile. E basta.
Tutto il resto è a parte.
Tutta la parte emozionante del rito non c’è.
Il testo della cerimonia, la musica, le letture, le promesse, la disposizione delle sedie (magari te le mette a disposizione il ristorante, ma devi progettare tu l’allestimento più corretto), il corteo nuziale, il celebrante che dovrà officiare la parte più romantica e personalizzata della cerimonia ecc…
Non hai niente di tutto ciò. Quindi le coppie che scelgono questo tipo di rito partono svantaggiate. E partono svantaggiati anche gli invitati, perché non hanno nessun riferimento. Non sanno cosa aspettarsi, cosa succederà in questo rito. Immaginano che forse ci saranno gli articoli del codice civile (se si tratta di un rito civile),le promesse nuziali, lo scambio delle fedi, il lancio del riso. Ma tutto il resto? Non sanno niente e non riescono ad immaginarselo.
Quindi ci si trova in un momento di crisi, quando inizia la cerimonia. Gli invitati sono lì in attesa di capire se sarà una situazione emozionante, oppure un rito breve, freddo, squallido o imbarazzante.
L’ingresso della sposa smette di essere un capitolo a parte e diventa un punto di riferimento.
È quello il primo momento ufficiale della cerimonia, che detta un po’ le regole di tutto. Se hai scelto un ingresso trionfale, con una musica indimenticabile e un’emozione tangibile che quasi si respira hai un problema. Con questo arrivo, che per la sua unicità farebbe parlare per giorni e giorni, il livello di aspettativa sale tantissimo. Diventa il punto di ancoraggio per tutto il resto. Ci si aspetta che poi tutta la cerimonia sia all’altezza di quello stesso livello qualitativo.
Di solito non è così.
Si assiste a un ingresso fantastico, degno di un film di Hollywood, e poi la cerimonia praticamente non c’è.
Ci sono un paio di amici che leggono dei discorsi, più o meno improvvisati, giusto per riempire un po’, un funzionario (spesso annoiato e sbrigativo) che legge gli articoli del codice e basta, a volte gli sposi leggono le loro promesse e si scambiano le fedi.
E poi?
Fine, non c’è nient’altro.
Non c’è una liturgia, non c’è una cerimonia, non c’è un percorso emotivo che guida gli invitati ad approfondire la storia degli sposi, a entrare nel loro mondo, a capire il vero senso del loro amore e della loro decisione di sposarsi.
Attenzione, non sto dicendo che gli ospiti debbano mettere bocca in questa decisione, ma se sono lì, ad assistere a questa cerimonia, dovrebbero sentirsi coinvolti nella nascita di questa nuova famiglia.
Di solito vengono delusi, perché si aspettavano, basandosi sulle aspettative create dall’ingresso, che sarebbe stato un rito splendido e coinvolgente. E invece si trovano davanti a 10 minuti – quando va bene – di chiacchiere senza logica, messe lì giusto per allungare il brodo.
Più è bello e particolare l’ingresso, più deve essere bella e unica la cerimonia. Questa è una delle regole d’oro che dovresti tatuarti addosso.
Infatti in certe situazioni, quando per esempio si va in Comune a fare il rito standard (senza nessuna aggiunta come lo scambio delle fedi, le promesse, le musiche e i discorsi), è consigliabile non fare l’ingresso, ma semplicemente arrivare senza grandi fasti.
Questo va bene per chi non dà importanza alla cerimonia. Per quelle coppie per cui l’unico aspetto importante è la parte legale. Non vogliono celebrare la loro unione, o festeggiare la loro famiglia, ma solo sapere di essere legalmente sposati.
Capiamoci, è una scelta rispettabilissima. Però, nella mia esperienza, la maggior parte delle coppie ci tiene veramente. Quando una coppia è veramente innamorata e ha deciso di stare insieme per sempre, di solito desidera anche celebrare questo momento, viverlo in maniera unica e indimenticabile. Quindi se questo è il tuo caso, devi calibrare bene l’ingresso con il resto della cerimonia.
Le scelte sono due: o creare una cerimonia straordinaria, o abbassare il livello dell’ingresso. Se sei qui, probabilmente preferisci la prima opzione e io sono d’accordo con te!
Sarà tutto meraviglioso, tu ti sentirai una Regina, e i tuoi ospiti saranno estasiati.
So che probabilmente stai pensando qualcosa di simile: “Di quello che pensano gli invitati non me ne importa niente! Se la mia cerimonia gli piace bene, se no possono anche non venire!”
Ma l’esperienza mi ha insegnato che si tratta di una di quelle frasi che le spose dicono, senza davvero pensarle. Nella maggior parte dei casi è solo una reazione (aggressiva, ma in parte giustificata) alla paura di ricevere critiche.
Sono sicura che, se ci pensi, arriverai alla conclusione che essere circondata da persone commosse, emozionate, che hanno capito veramente che siete una coppia unica e destinata a stare insieme e sono entusiasti dell’esperienza che hanno vissuto grazie a te, è tutto un altro mondo.
Senza contare che, se hai invitato degli ospiti, voglio sperare le regole dell’ospitalità ti facciano desiderare di offrire loro una bella esperienza.
Io non capisco il ragionamento delle spose che dicono: “Se agli invitati non piace, peggio per loro!”. Peggio per loro fino a un certo punto.
Sarebbe imbarazzante, faresti una figuraccia e, nel momento culminante del tuo giorno, ti troveresti intorno persone che ti guardano infastidite o che si alzano per andare a bere un caffè, non ascoltano le tue promesse o ti fanno capire che preferirebbero essere da qualunque altra parte e non lì.
Sinceramente? Io credo che non ti piacerebbe nemmeno un po’.
Certo, non ne devi fare una malattia se c’è UNA persona a cui non piace la tua cerimonia. Ma se TUTTI vivono un’esperienza deludente non credo che tu possa esserne felice. E ti sposi per essere felice, almeno nel giorno del tuo matrimonio, giusto?
Inoltre, anche se sappiamo benissimo che in quasi tutti i matrimoni ci sono degli inviti “dovuti” fatti a persone con cui gli sposi non hanno tantissima confidenza, ci saranno sicuramente anche delle persone a cui vuoi bene e che vorresti rendere felici proprio come te.
Quindi io credo che la loro opinione e il loro benessere dovrebbero essere importanti per te.
Ma, al di là di questo, ci sono altri motivi per desiderare una cerimonia fatta come si deve.
Primo fra tutti è che TU stessa ti crei delle aspettative. Quando immagini la tua cerimonia, il tuo ingresso, il tuo arrivo trionfale, sogni di vivere delle emozioni. Quando poi sei lì e ti accorgi che finito il tuo ingresso sono finite anche emozioni, perché non c’è una cerimonia ma soltanto pochi minuti di burocrazia, tutto quello che hai sognato da quando eri piccola viene meno.
Non fai neanche in tempo a renderti conto che sei arrivata alla cerimonia, che già è finita.
Chiedi a tutte le tue amiche già sposate. Ti confermeranno che tutta la giornata del matrimonio dura un lampo. L’emozione farà passare il tempo molto più velocemente del normale.
Quindi, a maggior ragione, se una cerimonia tradizionale in chiesa dura un’ora/un’ora e mezza e vola via, quando si parla di rito civile che dura pochi minuti è molto peggio.
Non te ne accorgi nemmeno, e sei sposata.
Tutto quello che dovevi conservare nel tuo cuore, le emozioni da vivere e da ricordare, non c’è. Quando magari mostrerai le foto del tuo matrimonio ai tuoi figli non ci sarà niente da raccontare. Ci sarà la foto del tuo ingresso, la foto della vostra uscita, forse una foto dello scambio delle fedi… e basta. Perché la cerimonia non c’è, è un momento vuoto.
È molto importante che tu capisca che le tue aspettative si intrecciano con quelle degli invitati. Vanno coccolate, rispettate, messe al primo posto.
E per fare questo ci vuole una cerimonia strutturata come si deve, studiata per voi in base alla vostra personalità e in base alla mentalità dei vostri invitati (perché devono seguire il discorso ed emozionarsi), allo stile dell’evento, al tono che vuoi dare alla cerimonia.
Ogni coppia è diversa. Forse desideri un rito più solenne, o più simpatico e divertente, più breve o più lungo, più romantico o più originale… le possibilità sono infinite.
Se veramente hai scelto un ingresso sposa a cavallo, probabilmente vuoi un matrimonio che trasmetta i tuoi valori, vuoi che nella cerimonia si percepisca l’importanza che dai al contatto con la natura, alla fedeltà, all’impegno e a tutto ciò che di bello l’equitazione ti ha insegnato. Magari tu e il tuo futuro marito frequentate il maneggio insieme e avete un arsenale di aneddoti di escursioni e corse al galoppo, da cui emerge tanto della vostra personalità e del vostro amore.
Tutto questo dovrebbe far parte del rito, per far sì che lo sentiate veramente vostro e che si addica davvero a voi.
Purtroppo, scrivere un testo su misura e officiare una cerimonie ogni volta diverse non è frequente in Italia. Siamo dopotutto in una nazione in cui il rito civile è visto come un matrimonio di serie B e in cui vige la legge del massimo risultato con il minimo sforzo.
Di solito i celebranti standard propongono sempre lo stesso testo della cerimonia, con qualche piccola modifica o integrazione. È un contentino, che fa pensare “Meglio che niente”, ma che secondo me non è adatto a chi desidera un rito nuziale davvero unico e indimenticabile.
Io ho scelto di impostare le mie cerimonie diversamente, anche se questo richiede più lavoro, impegno e dedizione.
Ho scelto di fare un percorso con gli sposi per creare ogni rito su misura, mettendo la coppia al centro del processo. Una cerimonia scritta CON voi, prima ancora che PER voi, in modo da trasformare i preparativi in una fantastica esperienza e il risultato finale in un concentrato di emozioni uniche.
Se vuoi saperne di più su come si crea una cerimoniavip e su come, attraverso il mio metodo di lavoro posso aiutarti a conquistare il rito nuziale che sogni da una vita, ti lascio qui sotto il modulo da compilare per ricevere maggiori informazioni.
Se la tua data è ancora disponibile, sarò felice con la mia squadra di mettermi a tua disposizione per rendere tutto il tuo rito nuziale all’altezza della tua entrata trionfale.
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A presto!
Claudia